Elvira Nistoro

Elvira Nistoro

Elvira Nistoro è nata a Taranto, dove a tutt’oggi vive. Scrive narrativa e poesia. La sua scrittura è chiaramente legata ai suoi interessi nel campo della psicologia e alla volontà di indagare la propria vicenda umana e di donarla ai lettori come mezzo di riflessione e crescita.

Per le Quia Edizioni ha pubblicato il testo di narrativa “Non so cosa sia, diario di una rinascita”.

Nel 2022, con questo testo, ha vinto il concorso nazionale “Premio per le Arti Quia Marta Redolfi”  nella sezione Narrativa Inedita, ed è stata inserita nell’antologia “Letteratura per il nuovo millennio ed. 2022”.

Intervista

Come è nata la sua passione per l’arte/letteratura?

La mia passione per la letteratura affonda le sue radici nella primissima infanzia. Sin da bambina amavo leggere dapprima semplicemente favole, illustrate o meno, per poi passare durante l’adolescenza alla scoperta di svariati genere letterari, anche di testi non facilissimi per una ragazzina, appassionandomi sempre più e dedicando anche gran parte del mio tempo. A 13 anni ho letto per la prima volta la Gerusalemme Liberata di Tasso, trovandolo meraviglioso, ma contemporaneamente divoravo i fumetti Dylan Dog. I libri mi hanno sempre accompagnata e continuano a farlo, sono i miei migliori amici. Leggere apre le porte della nostra immaginazione, ci dà la possibilità di visitare luoghi, di essere chiunque, di vivere vite sempre diverse. La lettura può essere anche un balsamo per le nostre anime.

Quali sono i grandi scrittori che ammira? Perché?

Citare soltanto dei nomi non è per niente semplice, mi sembra quasi di fare un torto a tutti gli scrittori, poiché penso che ognuno di loro mi abbia lasciato qualcosa, anche semplicemente un paio d’ore di spensieratezza. Non ho nemmeno un genere preferito, come un po’ tutti vado a periodi, dai grandi classici, ai thriller, al fantasy, ai saggi, ecc. Da ragazzina per esempio ho letto in pochissimo tempo tutto della Regina del giallo, Agatha Christie, una scrittrice che adoro, personalmente penso sia inarrivabile nel suo genere, nonostante ci siano dei grandissimi scrittori di gialli.  Ma amo allo stesso tempo Orwell, “1984” dovrebbe essere un libro da leggere necessariamente nella propria vita, o Kafka con “La Metamorfosi”, “Cecità” di Saramago, “Memorie di Adriano” della Yourcenar, “Se questo è un uomo” di Primo levi per citarne qualcuno. Ma ripeto, è difficilissimo stilare anche una piccola lista. Io amo la lettura, la lettura è vita.

Quali generi letterari scrive? Perché?

Sicuramente prosa, è più nelle mie corde, però ci sono momenti in cui mi vengono in mente delle parole, dei pensieri, che sono più uno sfogo della mia anima in quel momento e scrivo alcune frasi di getto che alla fine sono poesie o almeno somigliano a delle poesie, perché normalmente non uso una metrica ben definita, non sono assolutamente una poetessa.

Come nasce una sua opera? 

Generalmente scrivo di sera, è il momento in cui lascio libera la mia mente. Di solito non ho un’idea ben precisa di quello che devo scrivere, so che lo devo fare e basta. È una specie di bisogno, scrivere quello che sento in quel momento. La mia ispirazione la trovo a volte nella mia semplice quotidianità, nelle persone che frequento, che incontro per strada. Essendo molto empatica mi capita spesso di ascoltare i pensieri e le storie altrui, di immedesimarmi nell’altro e a volte nasce la mia esigenza di riversare il tutto nella scrittura.

Cosa prova mentre crea?

L’ho detto anche precedentemente, scrivere per me è lasciarmi andare completamente, immergermi in me stessa, è un bisogno. Mentre scrivo mi alieno da quello che mi circonda, le parole mi aiutano ad esternare quello che ho dentro.  Mi viene più semplice quando sono giù di morale, quando sono malinconica, quando i pensieri anche i più cupi si tramutano in semplici lettere e mi confortano.

Qual è il messaggio che vuole trasmettere con le sue opere?

Con i miei testi voglio trasmettere un messaggio positivo e di sensibilizzazione verso un argomento ancora pieno di tabù, quello psicologico.  La vita a volte così frenetica non ci lascia il tempo di interrogarci veramente, di soffermarci a riflettere su chi siamo e cosa vogliamo realmente, siamo quasi diventati tanti copia e incolla, preferiamo perdere tempo a scrivere sui social, a fotografarci per un “mi piace”. L’arte in tutte le sue forme, pittura, musica, teatro ecc  è quasi diventata una roba riservata a pochi, per molti un perdere anche tempo inutilmente. L’arte invece è l’espressione in altre forme di noi stessi. Nel soffermarci davanti a un dipinto, ascoltando un brano musicale o leggendo un libro, ci dimentichiamo che chi l’ha composto ha messo tutto se stesso in quel momento, c’è la parte umana che tralasciamo.

(Alla luce della sua vittoria nel Premio per le Arti Marta Redolfi) Secondo lei, qual è oggi il ruolo della letteratura e degli scrittori?

Innanzitutto devo ringraziare tutta la Quia Edizioni ed in particolare il Dott. e la Dott.ssa Moreno e Pamela Stracci per avermi dato la possibilità di partecipare al Concorso “Premio per le Arti Marta Redolfi” e regalato un vero e proprio sogno alla scoperta della mia vittoria e della pubblicazione poi del mio libro. Non ci avrei mai sperato, provengo da studi tecnici, io scrivo per passione personale. Il ruolo della letteratura e degli scrittori oggi è più che mai importante. Ma lo sono, come ho già detto, tutte le arti. La tecnologia, sempre più veloce, non dà la possibilità di mandare messaggi che rimangono, un libro è qualcosa che rimane, per sempre. Non ha bisogno di un server, di energia per contenere il messaggio. Un libro può unire tantissimo, può informare, può sensibilizzare anche più di un social media, leggendo è come se ci ritrovassimo anche noi a vivere quella esperienza, a cercare delle risposte tra quelle pagine, e mentre le cerchiamo riflettiamo su di noi, sulle nostre vite. Può far nascere un dibattito, un confronto. Il mondo ha sicuramente bisogno di arte e di artisti come non mai, un ritorno a noi stessi, alle potenzialità che ognuno di noi ha dentro, che la freneticità, la velocità, l’emulazione, l’apparire, l’omologazione di una connessione virtuale sempre più veloce non daranno mai.  

Intervista rilasciata in data:12/07/2022 a Pamela Stracci, Giornalista

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